Punti chiave
- Per la maggior parte degli investitori, la governance è sempre stata la considerazione ESG principale. Di recente, tuttavia, sempre più investitori hanno realizzato che i fattori E ed S stanno diventando più rilevanti dal punto di vista finanziario.
- La regolamentazione della sostenibilità sta guidando le preferenze e la domanda di determinati tipi di obbligazioni da parte degli investitori, soprattutto in Europa.
- Allo stesso tempo, l'atteggiamento degli investitori nei confronti della sostenibilità sta passando da esclusioni generalizzate a inclusioni e coinvolgimenti più lungimiranti.
- Un esempio è la transizione climatica, ambito in cui gli investitori possono potenzialmente ottenere un impatto maggiore mantenendo gli investimenti e modificando i comportamenti.
- Non tutte le aziende hanno le risorse per rendicontare i dati ESG. Gli investitori devono quindi adottare un approccio pragmatico e organico, soprattutto quando valutano le caratteristiche con il maggiore impatto.
Nelle recenti applicazioni dell'analisi ESG, rileviamo tre tendenze distinte ma interconnesse:
il ruolo sempre maggiore delle considerazioni sociali e ambientali;
il ruolo che la regolamentazione svolge nel guidare e plasmare la domanda nei mercati del credito;
il passaggio da esclusioni generalizzate ad approcci più raffinati, che consentono agli investitori attenti alla sostenibilità di ottenere un maggiore impatto nel mondo reale.
La G cede terreno alla S e alla E
Negli ultimi due decenni, la governance è stato il fattore preso maggiormente in considerazione, nell'ambito delle analisi ESG. La G di ESG è infatti l'elemento più "convenzionale" e quello di cui è stato più facilmente compreso l'impatto. Ciò ha portato gli investitori a considerarlo come il parametro più rilevante dal punto di vista finanziario. Prassi di governance affidabili sono infatti fondamentali per la sostenibilità e il successo a lungo termine di un'azienda. Gli investitori si sono concentrati su fattori quali la composizione del consiglio di amministrazione, la retribuzione dei dirigenti e le politiche di gestione del rischio, che sono stati visti come indizi sulla salute e la stabilità generale dell'azienda, assumendo, dunque, importanza nell'analisi del credito.
Negli ultimi anni, tuttavia, gli investitori hanno dato sempre maggiore importanza ai fattori ambientali e sociali. Nel 2021, l'agenzia di rating Moody's ha osservato che i fattori sociali sono stati citati come il fattore chiave nell'84% delle attività di rating, in gran parte a causa dell'impatto del Covid. Nel 2022, con l'attenuarsi degli effetti della pandemia, questa percentuale è scesa al 69%, rimanendo tuttavia ben al di sopra dei valori pre-pandemia. Nel 2019, ad esempio, la percentuale comparabile per le attività del settore privato si fermava al 20%. Dal canto loro, i rischi ambientali sono stati menzionati nel 25% delle attività di rating del 2022 che hanno preso in considerazione i fattori ESG come elementi chiave, più che raddoppiando il 12% delle menzioni registrate nel 2021.
In generale, queste statistiche suggeriscono i rischi di carattere sociale competano con i rischi di governance in termini di importanza e che i rischi ambientali siano sempre più frequentemente presi in considerazione. Pertanto, nell'odierno panorama globale in rapida evoluzione, la E e la S di ESG sono fattori sempre più importanti per la creazione di valore a lungo termine e per un'efficace gestione del rischio.
Il ruolo della regolamentazione
La crescente importanza dei fattori ambientali e sociali sta rimodellando l'atteggiamento nei confronti degli investimenti ESG, soprattutto in Europa. Le normative europee in materia di sostenibilità superano quelle di altri mercati sviluppati, in particolare gli Stati Uniti. Il mancato rispetto di queste normative può comportare una riduzione della redditività e costi di finanziamento più elevati. Può inoltre esporre le aziende a cambiamenti nelle preferenze dei consumatori e a misure normative più severe. Al contrario, le aziende che dimostrano eccellenza nelle prassi sostenibili sono destinate a sovraperformare. Per i gestori di fondi come noi, questo rappresenta un fattore critico per generare rendimenti, la cui importanza è destinata ad aumentare.
L'inasprimento delle normative ESG sta influenzando in modo significativo il costo del finanziamento in tutti i settori. Nel settore petrolifero e del gas, ad esempio, le incertezze sulla transizione energetica, compreso il rischio di stranded asset, hanno portato a un'abbassamento delle valutazioni delle obbligazioni a lunga scadenza rispetto ai livelli storici. Inoltre, il settore deve affrontare difficoltà derivanti da obiettivi di riduzione delle emissioni di dubbia credibilità e casi di greenwashing. Queste sfide sono aggravate dai dubbi sulla scalabilità e l'efficacia di tecnologie come la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Nel frattempo, gli investimenti in tecnologie praticabili e scalabili, come le energie rinnovabili, sono spesso classificati come lenti e insufficienti, ostacolando i progressi del settore verso gli obiettivi di sostenibilità [1].
Sebbene questo cambiamento sia in linea con il più ampio obiettivo sociale di promuovere la sostenibilità, ci sono implicazioni meno evidenti da considerare, soprattutto per i settori che facilitano la transizione. Nel settore dei servizi di pubblica utilità, ad esempio, l'intensificazione dei controlli sull'utilizzo di combustibili fossili nella produzione di energia, trainata da normative come la tassonomia dell'UE per le attività sostenibili, sta spingendo gli investitori a evitare le società ad alta intensità di carbonio. L'enfasi posta sugli obiettivi di intensità di carbonio e sui parametri di riferimento in linea con l'accordo di Parigi aggrava ulteriormente questa tendenza, reindirizzando il capitale verso alternative a minore impronta di carbonio.
Questa spinta normativa può tuttavia avere conseguenze indesiderate, soprattutto se induce gli investitori a evitare del tutto i settori ad alte emissioni. Tali azioni rischiano infatti di penalizzare le aziende che guidano la transizione verso prassi più pulite, con il rischio di ostacolare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. Le società di servizi pubblici che investono attivamente in infrastrutture per le energie rinnovabili potrebbero dover affrontare costi di finanziamento più elevati a causa dei persistenti legami con i combustibili fossili. Nonostante questa difficoltà, si prevede che il settore dei servizi di pubblica utilità raggiungerà la riduzione più significativa delle emissioni di carbonio entro la fine del decennio, come illustrato nel grafico seguente. Mentre alcune aziende si affidano ancora alla produzione di carbone, molte delle principali utility lo elimineranno gradualmente da qui al 2030.
Grafico 1: Riduzioni % delle emissioni del settore al 2030 (Scope 1 e 2)
Sebbene in alcuni comparti i costi di finanziamento più elevati siano giustificabili con il loro impatto ambientale negativo, un approccio generalizzato rischia di bloccare il processo di transizione e scoraggiare l'innovazione in settori critici. Sebbene le normative svolgano un ruolo fondamentale nell'incentivare le prassi sostenibili, quindi, un approccio meno netto è essenziale per garantire che la transizione sia efficace ed equa in tutti i settori.
Uno sguardo oltre gli screening
Le esclusioni sono un punto fermo di lunga data degli investimenti sostenibili. Escludendo le società che non soddisfano determinati standard ESG, i gestori di fondi sostenibili mirano ad allineare i loro portafogli ai valori dei loro investitori.
L'efficacia di questo approccio è stata tuttavia messa in discussione. Ad esempio, quando gli investitori cedono i loro portafogli di società con record ambientali frammentari, rinunciano all'opportunità di influenzare direttamente tali società e di promuovere, in tal modo, un cambiamento reale.
Di recente, tuttavia, abbiamo assistito a uno spostamento verso un approccio più organico. A partire dal 2020, l'integrazione ESG ha superato lo screening negativo come strategia prescelta nell'ambito degli investimenti sostenibili. Per "integrazione ESG" intendiamo l'inclusione delle tematiche ESG in tutte le analisi e decisioni di investimento. Le esclusioni hanno ancora una ragion d'essere: sono indiscusse in settori come il tabacco e il gioco d'azzardo. Adottando un approccio di integrazione ESG, tuttavia, gli investitori possono evitare di etichettare alcune società come non investibili sulla base di dati retrospettivi. Nei settori in cui le prassi stanno migliorando, gli investitori stanno sempre più superando le esclusioni generalizzate dei ritardatari ESG, spostandosi verso una consapevolezza più sfumata dei rischi ESG, con ipotesi lungimiranti integrate nel processo decisionale di portafoglio, a completamento della logica d'investimento.
È possibile analizzare l'attuale contesto anche secondo la prospettiva dell'impatto ambientale e sociale. Se le aziende all'inizio della loro "transizione verde" venissero abbandonate dagli investitori attenti alla sostenibilità, sarebbero molto meno incentivate ad adottare prassi rispettose dell'ambiente. In questo caso, è quindi importante considerare l'impatto che i gestori di fondi possono avere. Gli investitori sostenibili che supportano un'azienda di energia rinnovabile "pure-play" le chiedono, in sostanza, di continuare a fare ciò che sta già facendo. Al contrario, investendo in un produttore di cemento e incoraggiandolo a utilizzare impianti a zero emissioni, si ottiene un impatto positivo molto maggiore.
Allo stesso modo, gli investitori potrebbero scegliere di escludere del tutto le società siderurgiche, dati i loro elevati livelli di emissioni di carbonio. L'acciaio è però vitale per la costruzione di infrastrutture per l'energia pulita. Un'azienda che si sta muovendo verso una produzione di acciaio a basse o zero emissioni nette, quindi, sta riducendo le proprie emissioni contribuendo, inoltre, a ridurre le emissioni in modo più ampio, fornendo materiali essenziali per i progetti di energie rinnovabili. Se gli investitori sostengono società come queste, incoraggiano una direzione di marcia positiva.
Uno dei beneficiari del passaggio verso l'integrazione è stato EDP, una società di servizi pubblici portoghese che fissa e soddisfa costantemente ambiziosi obiettivi di emissione. Poiché EDP attualmente genera il 5% dei suoi ricavi dal carbone, non è idonea all'investimento per le strategie che impongono soglie di generazione dal carbone. L'azienda sta tuttavia eliminando, gradualmente ed entro i prossimi due anni, le sue attività basate sul carbone ed è sulla buona strada per ridurre le sue emissioni del 98% rispetto ai livelli del 2015 entro il 2030; a quel punto dovrebbe essere uno dei maggiori produttori mondiali di energia eolica. Gli investitori possono quindi mirare a ottenere un impatto positivo maggiore detenendo EDP piuttosto che escludendolo. Sostenendo l'azienda, contribuiscono ad accelerare la transizione energetica.
L'attenzione alle società che stanno iniziando il loro percorso ESG offre anche la prospettiva di rendimenti più elevati. Una recente ricerca di Barclays indica che i rendimenti più elevati provengono dalle aziende che apportano i maggiori miglioramenti in termini di sostenibilità, non da quelle che stanno già ottenendo punteggi elevati nei criteri ESG. Se una strategia si concentra esclusivamente sui "campioni" ESG, quindi, potrebbe perdere significative opportunità di rendimento.
Opportunità di buone performance anche con dati limitati
Per gli investitori nel credito, un ultimo elemento da valutare è se gli stessi standard ESG possano essere utilmente applicati a tutti gli emittenti. Le differenze tra emittenti high yield e investment grade sono particolarmente rilevanti in questo contesto. Gli emittenti high yield, che spesso sono società più piccole o più giovani, potrebbero non disporre di team ESG dedicati, di quadri di riferimento per i green bond o delle risorse per produrre report di sostenibilità.
Ciò significa che le aziende che si impegnano per la sostenibilità potrebbero finire per essere trascurate dagli investitori, dal momento che non hanno i mezzi per dimostrare le loro credenziali ESG. Un esempio recente è Ardagh Metal Packaging, che produce lattine per bevande in metallo riciclabili all'infinito. Sebbene fino a poco tempo fa fosse in ritardo nella fornitura di informazioni ESG, l'azienda è fortemente allineata con i principi di sostenibilità, in particolare nei settori dell'economia circolare e della riduzione dei rifiuti. Nel 2022, il suo impegno nel riciclaggio ha portato, secondo le stime, a evitare 3,7 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 equivalente rispetto ai materiali vergini, come mostrato nel grafico seguente.
Grafico 2: Emissioni (tCO2e) di Ardagh Metal Packaging
Questo esempio evidenzia come le valutazioni ESG debbano essere più complesse di una semplice checklist. Niente può sostituire una ricerca approfondita. Gli investitori che riescono a scoprire le società che, pur offrendo informative limitate, applicano buone prassi ESG hanno l'opportunità di sovraperformare, investendo prima che una migliore fornitura di dati attiri maggiore attenzione da parte del mercato.
Una sana evoluzione
Nonostante le critiche ricevute in alcuni contesti, il concetto ESG continua a godere di ottima salute all'inizio del suo terzo decennio di vita. Con la maturazione degli investimenti ESG, tuttavia, le best practice continuano a evolversi. I recenti sviluppi del mercato dimostrano che gli investitori continuano a perfezionare e migliorare i loro approcci di investimento sostenibile, per aumentare i rendimenti, mitigare i rischi e, in ultima analisi, migliorare i risultati sociali e ambientali per tutti.