Le aziende sono coscienti della sfida da affrontare e la proliferazione di obiettivi aziendali di raggiungimento dello zero netto entro il 2050 negli ultimi anni è stata notevole. Gli investitori lo considerano giustamente un attributo positivo dell'azienda. Le imprese impegnate in tale ambito stanno riducendo il rischio di transizione e dovrebbero beneficiare della domanda di beni e servizi a basse emissioni di carbonio.
Leader e ritardatari
Ma non è così semplice scegliere i vincitori della transizione climatica. Utilizzando le informazioni del Carbon Disclosure Project (CDP), lo standard di riferimento nella rendicontazione climatica, il 41% delle quasi 5.700 aziende che hanno risposto ha l'obiettivo di raggiungere lo zero netto entro il 2050. E l'81% ha una qualche forma di obiettivo di decarbonizzazione, in aumento rispetto al 76% dello scorso anno. Ci sono altri motivi per essere ottimisti. Forse in maniera contro intuitiva, è più probabile che le aziende dei settori che avranno più difficoltà a ridurre le emissioni abbiano fissato degli obiettivi. Oltre il 90% delle 534 aziende che hanno risposto nei settori petrolifero e del gas, dell'acciaio, del cemento, dei prodotti chimici e dei trasporti ha degli obiettivi. Si tratta di un aspetto importante, considerando le 29 gigatonnellate di emissioni di CO2e dichiarate nel complesso da questi settori (anche se con catene di fornitura sovrapposte). Quasi la metà di queste aziende (48%) ha fissato obiettivi per raggiungere lo zero netto entro il 2050. Al contrario, il settore delle materie prime agricole, che maggiormente contribuisce (anche come fonte di soluzioni) al cambiamento climatico, ha fissato il minor numero di obiettivi. Ciò suggerisce un aumento del rischio di transizione per le aziende di questo settore.Ma non è così semplice scegliere i vincitori della transizione climatica. Utilizzando le informazioni del Carbon Disclosure Project (CDP), lo standard di riferimento nella rendicontazione climatica, il 41% delle quasi 5.700 aziende che hanno risposto ha l'obiettivo di raggiungere lo zero netto entro il 2050. E l'81% ha una qualche forma di obiettivo di decarbonizzazione, in aumento rispetto al 76% dello scorso anno. Ci sono altri motivi per essere ottimisti. Forse in maniera contro intuitiva, è più probabile che le aziende dei settori che avranno più difficoltà a ridurre le emissioni abbiano fissato degli obiettivi. Oltre il 90% delle 534 aziende che hanno risposto nei settori petrolifero e del gas, dell'acciaio, del cemento, dei prodotti chimici e dei trasporti ha degli obiettivi. Si tratta di un aspetto importante, considerando le 29 gigatonnellate di emissioni di CO2e dichiarate nel complesso da questi settori (anche se con catene di fornitura sovrapposte). Quasi la metà di queste aziende (48%) ha fissato obiettivi per raggiungere lo zero netto entro il 2050. Al contrario, il settore delle materie prime agricole, che maggiormente contribuisce (anche come fonte di soluzioni) al cambiamento climatico, ha fissato il minor numero di obiettivi. Ciò suggerisce un aumento del rischio di transizione per le aziende di questo settore.
Grafico 1: Intervistati senza obiettivi di decarbonizzazione
Grafico 2: Intervistati con obiettivi zero netto per il 2050
Molti settori dovranno mettere mano al portafoglio per decarbonizzare, investendo in nuove tecnologie e catene di fornitura. Tuttavia porre un obiettivo di raggiungimento dello zero netto entro il 2050 non basta, perché se è vero che da un lato consente alle aziende di dilazionare le spese di transizione, dall'altra ne aumenta i rischi mentre i concorrenti compiono progressi. Dunque è la spesa in conto capitale per la decarbonizzazione il dato fondamentale per interpretare la credibilità di un obiettivo aziendale. I dati CDP mostrano che l'81% delle aziende con obiettivi zero netto per il 2050 non ha segnalato investimenti in linea con tale transizione. Ne consegue che il target di zero emissioni nette entro il 2050 è un indicatore inaffidabile a livello operativo. Attualmente, un terzo dei fornitori di utilities che ne sono sprovvisti sta spendendo più dell'80% del proprio capex per la transizione climatica. I fatti contano più delle parole.
Non trascurare le emissioni evitate
Le valutazioni degli investitori relative al cambiamento climatico spesso non considerano le emissioni evitate. Si tratta di emissioni che vengono evitate attraverso l'implementazione di tecnologie più pulite, misure di efficienza energetica e altro ancora. Si pensi ai benefici offerti alle aziende a livello di decarbonizzazione da alcuni prodotti: batterie, turbine eoliche e isolamento degli edifici. L'obiettivo zero netto entro il 2050 potrebbe impallidire rispetto all'impatto positivo di questi prodotti. Gli investitori troppo concentrati sui target sono portati a trascurare le aziende che in effetti trarranno i maggiori profitti dalla transizione energetica. Secondo CDP, nel 2022, 183 aziende hanno fatto registrare un volume maggiore di emissioni evitate rispetto alle emissioni reali. Se corretto, questo le rende probabilmente già "net zero". Tuttavia, quasi la metà di queste organizzazioni (48%) non aveva un target di zero emissioni nette entro il 2050. Ancora una volta, avere un obiettivo per il 2050 non è tutto.
Considerazioni finali
Raggiungere lo zero netto entro il 2050 è importante. Limitare il riscaldamento globale dovrebbe essere un obiettivo inamovibile dell'intera società e delle aziende. Tuttavia, i target devono essere di ampia portata e includere tappe intermedie. Inoltre, le emissioni evitate dovrebbero essere prese in considerazione per avere un quadro completo delle attività intraprese dalle aziende a favore del clima. Ecco perché gli investitori dovrebbero guardare oltre i target di zero emissioni nette entro il 2050 al momento di valutare il rischio di transizione.
A net zero 2050 target is an unreliable indicator of action
CDP data shows that 81% of companies with 2050 net zero targets reported no capex aligned to that transition. In fact, a net zero 2050 target is an unreliable indicator of action. Today, a third of utilities without one are spending more than 80% of their capex on their climate transition. Actions do speak louder than words.
Don’t avoid avoided emissions
Investor climate change assessments often overlook avoided emissions. These are emissions that are avoided through the implementation of cleaner technologies, energy efficiency measures, and more. Think of the decarbonisation benefits to society of certain products: batteries, wind turbines, and building insulation. A net zero 2050 target may pale into insignificance compared to the positive impact of these products.
Investors too focused on targets will overlook companies who stand to profit most from the energy transition. According to CDP, 183 companies reported more avoided emissions than emissions in 2022. If correct, this makes them arguably already ‘net zero’. Yet, nearly half of these organisations (48%) had no target to reach net zero emissions by 2050. Once again, having a 2050 target isn’t everything.
Final thoughts…
Achieving net zero by 2050 matters. It should be an immovable objective of societies and companies to limit global warming. However, targets must be broad in scope and include interim milestones. Additionally, avoided emissions should be considered for a full picture of a company’s climate activities. That’s why investors must look beyond headline net zero 2050 targets when assessing transition risk.